La disabilità, nel 2025, non dovrebbe essere più derubricata a questione o problema. Eppure in Italia, soprattutto nei piccoli comuni chi ha una disabilità fisica, ed utilizza la sedia a rotelle, vive veri e propri “calvari”. Qualche giorno fa abbiamo incontrato Pietro Trotta, ventottenne residente a Stio, paese di circa 600 residenti, situato nel Cilento collinare che dalla nascita, non può fare a meno della sedia a rotelle.
La disabilità, un ostacolo certamente, ma la mente può andare oltre. Il caso di Pietro Trotta
Incontro Pietro nel dehor di un locale di Vallo della Lucania e, sin dalle prime parole, dimostra un carattere da leone. Costretto a muoversi sulla sedia a rotelle per una disabilità che soffre sin dalla nascita. “Sono un ragazzo di 28 anni, abito a Stio fin dalla nascita, amo il mio paese ed il Cilento e qui vorrei morire… Ho un carattere forte, dico sempre le cose in faccia e lotto per cercare di risolvere quello che non va. Per la mia schiettezza sarò sicuramente antipatico a qualcuno, ma sono questo. Sono positivo, amo la vita e poi ho una forte fede: anche questa contribuisce a non fermarmi di fronte alle difficoltà che incontro.”
Disabilità e barriere architettoniche. Un problema, sembra, di difficile soluzione in Italia. Nei piccoli comuni, come quelli del Cilento interno, sembra insormontabile
Pietro adopera molto l’ironia ed esordisce: “Ma chi ha inventato le scale? I carpentieri? E non potevano farsi i fatti loro?” Poi però i toni si fanno più seri: “Quello delle barriere architettoniche è un problema che, soprattutto chi ha bisogno di una sedia a rotelle, sente molto. Soprattutto nei piccoli comuni. Sembra quasi non lo si senta, perchè non lo si vive direttamente. Faccio l’esempio del mio comune, Stio Cilento. Io posso andare solo all’ufficio postale a prelevare. Non posso andare dal medico, non posso andare al municipio a seguire un Consiglio Comunale. E dal pubblico al privato cambia poco o niente…”
Pietro, riesci a fare qualche esempio tangibile di questo disagio che vivi quotidianamente?
“Beh, potremmo stare ore a questo tavolino a parlarne, ma voglio iniziare con il bar che frequento nel mio paese. Non c’è una rampa per i disabili, e, anche con il freddo invernale, sono costretto a stare fuori. Mi è stata fatta la proposta dal proprietario del bar: “Facciamo installare la rampa dividendo a metà le spese? Allorchè io, sul pezzo, ho risposto: “Io accetto se dividiamo a metà anche i profitti… Lui mi hanno liquidato con una risata, quasi prendendomi in giro”
Pietro, hai mai pensato di diffondere il tuo disagio pubblicamente. Insomma, hai mai pensato ad un ruolo politico?
“A me sarebbe piaciuto fare politica localmente, entrare in Consiglio Comunale. Tuttavia a frenarmi è l’impossibilità di accedere al Municipio. Sono stato referente della vecchia amministrazione di Stio proprio in merito alle barriere architettoniche, ma poi mi sono dimesso. Tutti i delegati sono andati a prendere la delega in Consiglio Comunale, io l’unico costretto a rimanere fuori a causa delle barriere architettoniche. I consiglieri comunali sono venuti all’entrata del comune per conferirmi la delega, abbiamo fatto le foto di rito, ma non ho digerito la situazione. Il sindaco di allora si è dichiarato dispiaciuto, ma a me il dispiacere non basta. Non mi piace neanche il vittimismo. A me piace combattere per ottenere ciò che è giusto.”
Altri episodi che ti hanno segnato?
“Ce ne sono purtroppo tanti, Angelo, ma un’altra brutta situazione si è verificata a Casalvelino in occasione del concerto di Nek. Io pensavo di arrivare sotto il palco e di trovare i posti dedicati ai disabili in sedia a rotelle. Invece ci hanno collocato, sì in prima fila, ma dietro delle transenne disposte lateralmente. Insomma guardavamo l’artista di profilo. Ciò che mi ha fatto più male, ed ho foto e video utilizzati poi in un servizio di una tv locale, è stato vedere la prima cittadina ed un assessore del comune che ospitava il concerto in prima fila a scattare fotografie al cantante. Ho interpellato il sindaco sulla questione. Lei mi ha risposto: “Faccio solo qualche foto e me ne vado, perchè non ci posso stare neanche io.” Lei se n’è andata per qualche minuto, poi è ritornata. Io sono andato su tutte le furie ed ho voluto abbandonare il concerto. Nonostante il servizio della tv locale, la prima cittadina non ha mai chiesto scusa a me e agli altri disabili, alcuni con patologie più gravi della mia.”
Pietro, disabilità significa solo avere problemi?
“Io vorrei far capire, anche alle istituzioni, che noi disabili abbiamo molte potenzialità. Dovete però permetterci di esprimere queste potenzialità eliminando per esempio le barriere architettoniche. Se questo non si fa, condanniamo tanti ragazzi alla solitudine, a stare solamente con i propri car giver. Semplicemente io voglio essere trattato come gli altri. Non voglio che gli altri mi dicano: “Poverino, poverino…” Se qualcuno vuole mandarmi a quel paese, per esempio, deve farlo. I “poverini”, purtroppo, sono coloro i quali non riescono ad arrivare a fine mese. Davvero non si capisce la disabilità se non si vive la condizione.”
Pietro, mi sembri determinato nella battaglia per far rispettare i tuoi diritti e quelli degli altri disabili. Hai riscontrato solidarietà?
“A me sembra di lottare da solo. Nel mio comune ho proposto una raccolta di firme per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Nessuno, oltre me, ha voluto mettersi contro l’amministrazione. Molti mi hanno risposto: ” A me chi lo fa fare… A me non serve…”Sono riposte che mi hanno fatto molto, molto male. Io non lotto solo per me, ma anche per gli altri cittadini. Per esempio tutti, anche il sindaco, diventeranno anziani, chiunque potrebbe avere un infortunio ad una gamba e magari avere difficoltà di accesso a molti luoghi pubblici. Io comunque lotterò per sempre, finchè il Signore mi darà la forza.”
La disabilità è un limite?
“Sicuramente non a livello lavorativo: studio seguendo corsi online, frequento dei forum di giovani a Napoli ogni tanto. Purtroppo il limite è fisico, ma non mi fermo davanti alle barriere. Per esempio sono andato a trovare un’amica, Daiana, a Capri in Agosto per il suo compleanno. Lei insisteva affinchè non andassi perchè l’isola è off limits per i disabili, è piena di scalini. Lei era felice, tanto da piangere e mi ha detto: “Tu puoi rivoluzionare il mondo”. Ma io non posso fare niente, o quasi, da solo, mi serve l’aiuto delle persone, anche dei normodotati. Non pretendo niente di eccezionale se non le stesse opportunità degli altri.”
Pietro, un appello alle istituzioni?
“Nessun appello. Chiedo alle istituzioni di stare vicino alle persone: normodotati e disabili. Di stare vicino soprattutto alle persone fragili, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Spesso chi ha una disabilità fisica ha anche una fragilità psicologica. Davvero, chiedo di stare molto vicino a queste persone. Noi solo possiamo capire quale sofferenza ci sia dietro. Chiedo di non mettere le persone con disabilità da parte: esse hanno potenzialità da esprimere e un cuore che molti altri non hanno. Soprattutto nella terra che amo, il Cilento, dove vedo un muro di gomma rispetto a certe richieste legittime.”
Parli di un muro di gomma nel territorio dove abiti. Secondo te perchè?
“Spesso molti dicono o pensano: “Tanto ci sono i genitori, qualche amico, qualche parente che li accompagnano”. Ma genitori, amici, parenti non sono eterni e non ci sono sempre. Dobbiamo riuscire a prendere in mano la nostra vita e i nostri sogni come semplicemente fare un viaggio. Dobbiamo essere più autonomi possibili e l’autonomia si conquista con l’aiuto delle istituzioni, locali e non.”
I disabili, soprattutto quelli su sedia a rotelle come stanno economicamente? Ci sono abbastanza incentivi per esempio?
“Assolutamente non bene. Faccio un esempio: ho acquistato uno scooter ed ho fatto domanda alla Regione Campania. Mi è stato risposto che non c’erano abbastanza fondi a disposizione. Per fortuna io ho una famiglia che ha potuto supportarmi: mio padre si è sobbarcato una bella spesa… A ciò ha dovuto aggiungere una capote da usare in caso di mal tempo: altra spesa non da poco… Dopo qualche mese, in verità, mi hanno consigliato di chiedere il rimborso spese. Effettivamente, dopo un altro po’ di mesi, il rimborso è arrivato, ma l’esborso iniziale è stato davvero molto impegnativo e penso non tutti i disabili possano permettersi certe cifre. Ecco, un altro male che ci affligge è la burocrazia. Una burocrazia che ti umilia, ti uccide. Non bastano le barriere architettoniche. Per dirti, tu vedi le mie condizioni: io ancora ogni anno devo andare a Salerno a svolgere visite mediche per la conferma del sussidio che ricevo. I medici stessi affermano: “Ma se non diamo a lui il sussidio, a chi lo dobbiamo dare?”. Ma dico io: devo venire ogni anno a Salerno per vedere che io sono su una sedia a rotelle?”
