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Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha tenuto una relazione all’assemblea nazionale 2025. Di fronte «all’amara verità» che «oggi sia l’Europa che il nostro Paese affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale», «Confindustria propone un Piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale».
Orsini per un piano industriale europeo basato sugli investimenti
Per quanto riguarda l’Europa, il piano «deve essere basato su due leve: la prima sono gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un “New Generation EU per l’industria” e un mercato dei capitali realmente unico e integrato. La seconda sono le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale e ambientale)», ha spiegato Orsini.
Sulla competitività in Italia
Sul fronte nazionale, Orsini ha invitato a «un cambio di marcia» sul temi della competitività dell’industria che è «frenata da troppi ostacoli». «Troppo spesso in Italia vengono scambiati i successi delle imprese come effetto di grandi strategie di sviluppo che, invece, non ci sono state. Il nostro Paese e le nostre realtà imprenditoriali hanno tutte le carte in regola per farcela. Ma bisogna cambiare prospettiva. Anzi, ribaltarla», ha continuato Orsini. Che ha continuato: «Bisogna lavorare tutti insieme – industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati – ad un vero Piano industriale straordinario per l’Italia».
Orsini chiede che l’Europa cambi rotta
Secondo Orsini «alle politiche europee serve un radicale mutamento di impostazione: le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra. Bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta». Se questo non accade, «avremo dato ragione a chi non vuole un’Europa né più unita, né più forte. A volerla, unita e forte, siamo noi. E tutti quelli che con noi si battono per correggere gli errori compiuti», ha aggiunto il numero uno degli industriali. Rivolgendosi alla alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, presente in sala, Orsini ha chiesto «aiuto a ribadire con forza» questi punti, visto che Metsola «condivide la maggior parte delle cose che sto per dire».
Conclude così Orsini
