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Teheran ha lanciato una serie di missili verso il sito di Al Udeid. Si tratta della più grande struttura militare statunitense in Medio Oriente. Il Qatar rivendica di aver intercettato tutti i lanci. Non ci sarebbero morti o feriti. Intanto diversi Paesi stanno condannando l’attacco.
Teheran ha attuato un’operazione di rappresaglia
Intorno alle 19 (ora italiana) l’Iran ha iniziato l’operazione di rappresaglia contro la base americana di Al Udeid nei pressi di Doha, in Qatar. L’attacco ha visto partire dieci missili a meno di 48 ore dal fuoco Usa sui siti nucleari iraniani. La rappresaglia è stata volutamente misurata e ampiamente preannunciata. L’attacco, secondo Sky News che cita l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, è stato ribattezzato “Annuncio della vittoria“. Il portavoce del ministero degli Esteri qatarino, Majed Al Ansari, su X ha fatto sapere che “le difese aeree del Qatar hanno sventato l’attacco e intercettato con successo i missili iraniani”. Ha aggiunto quindi “la ferma condanna” dello Stato del Qatar per l’attacco alla base aerea di Al Udeid da parte del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Ha spiegato anche che la base “era stata evacuata in precedenza in conformità con le misure di sicurezza e precauzionali approvate”.
Il Qatar condanna l’azione
Il Qatar considera l’attacco iraniano alla base aerea “una flagrante violazione della sua sovranità e del suo spazio aereo, nonché del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”. È sempre il portavoce del ministero degli Esteri qatarino su X che aggiunge “che lo Stato del Qatar si riserva il diritto di rispondere direttamente in modo proporzionale alla natura e alla portata di questa palese aggressione in conformità con il diritto internazionale”.
Un attacco previsto
La possibilità che Teheran attaccasse le basi Usa era stato previsto. Nei giorni scorsi, come risulta da varie immagini satellitari, decine di aerei da guerra americani sono spariti da Al Udeid, alle porte di Doha, il quartier generale avanzato del Comando Centrale dell’esercito statunitense. Di solito, la base è piena di aerei da trasporto, jet da combattimento e droni. Potrebbe essere una mossa per evitare che gli aerei siano distrutti in caso di attacco. Nella regione gli Usa hanno 40 mila soldati.
Teheran, le dichiarazioni delle Guardie della rivoluzione
Le Guardie della rivoluzione in Iran, secondo la Tv statale di Teheran, hanno dichiarato che sei missili hanno colpito una base statunitense in Qatar. Funzionari americani e qatarini hanno affermato invece che l’attacco non ha colpito il sito americano. Il Qatar ha comunque riferito che l’attacco iraniano è stato intercettato e che non ci sono né morti né feriti. Nella base erano operativi anche dieci militari italiani, dell’aeronautica. Al momento il gruppo di militari – si apprende da fonti informate – è “al sicuro altrove”. Sempre le Guardie Rivoluzionare hanno dichiarato in una nota che l’attacco è un chiaro messaggio alla Casa Bianca e ai suoi alleati. “L’Iran non lascerà che alcuna aggressione alla sua sovranità, integrità territoriale e sicurezza nazionale resti senza risposta”. “Avvertiamo che il tempo del mordi e fuggi è passato e che il ripetersi di qualsiasi malefatta porterà al crollo dei pilastri militari Usa nella regione, alla sua umiliante fuga dall’Asia occidentale e alla materializzazione della causa delle nazioni islamiche”
Le condanne all’azione di Teheran
Diversi Paesi hanno condannato l’attacco. L’Arabia Saudita ha affermato che “l’aggressione” dell’Iran contro il Qatar è “ingiustificabile“. Anche gli Emirati Arabi uniti hanno condannato “con la massima fermezza” l’attacco iraniano contro una base americana in Qatar, definendola una “flagrante violazione” della sovranità del Paese del Golfo. Critico è pure il governo spagnolo secondo cui “questo attacco contro basi statunitensi costituisce un ulteriore passo dell’escalation militare e mette in pericolo tutta la regione”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che “la spirale del caos deve finire”, lanciando un appello a “tutte le parti alla massima prudenza, alla de-escalation e al ritorno al tavolo dei negoziati”