 
                Caro benzina: tra tasse, raffinazione e liberalizzazione, ecco perché il pieno costa sempre di più
Il caro benzina è tornato a farsi sentire. Nonostante il prezzo del greggio sia sceso bruscamente, i distributori italiani hanno alzato i prezzi alla pompa. In appena una settimana, la benzina è aumentata di 4 centesimi al litro, il diesel di 5. E il pieno costa mediamente 2 euro in più. Ma perché succede questo?
Il greggio crolla, la benzina sale
A fine giugno 2025, il Brent – il petrolio di riferimento europeo – è sceso da 72 a 63,9 euro al barile. Il WTI americano è calato a 62,2 euro. Questo calo è legato alla tregua tra Israele e Iran, che ha rassicurato i mercati. Eppure, in Italia, il prezzo della benzina è salito fino a 1,734 euro al litro. Il diesel ha raggiunto 1,643 euro. In autostrada, il servito ha superato i 2,30 euro.
Solo il 30% del prezzo dipende dal petrolio
Molti pensano che il prezzo della benzina sia legato al costo del greggio. In realtà, il petrolio incide solo per il 30% sul prezzo finale. Il vero motore del caro benzina è il prezzo dei prodotti raffinati. La società Platts stabilisce ogni giorno il valore della benzina lavorata. E questo valore è salito.
Perché? Perché raffinare costa di più. In Europa, molte raffinerie sono ferme per manutenzione. I magazzini sono vuoti. E con l’estate, la domanda è aumentata. Risultato: meno carburante pronto, prezzi più alti.
Tasse e accise: il peso fiscale
Oltre al costo del prodotto, c’è il peso delle tasse. In Italia, più del 50% del prezzo alla pompa è fatto di accise e IVA. Le accise sono fisse: 0,713 euro per litro di benzina, 0,632 per il gasolio. L’IVA al 22% si applica sull’intero importo, tasse incluse.
Anche se il greggio cala, il risparmio è minimo. I margini della distribuzione – trasporto, stoccaggio, costi operativi – pesano per un altro 20%. Così, lo sconto sul petrolio si perde lungo la filiera.
Ogni pieno vale 40 euro di tasse
Dal 2007, i prezzi dei carburanti in Italia sono liberalizzati. Ogni distributore decide autonomamente quanto far pagare. Il governo non può imporre un tetto. Può però rafforzare i controlli e rivedere le accise. Ma è difficile: ogni litro porta allo Stato circa 1 euro di tasse. Ogni pieno vale almeno 40 euro di gettito.
Il gas non è da meno
Anche il gas naturale resta caro. Nei mercati europei, il prezzo è intorno ai 35 euro per megawattora. Meno dei picchi del 2022, ma ancora sopra i livelli pre-crisi. La tregua in Medio Oriente ha inciso poco. Il mercato resta sensibile agli stoccaggi, alla domanda industriale e alle tensioni geopolitiche.

 
             
         
        