 
                Capello Senza Filtri: Scudetti Juve Cancellati, Milan Rivoluzionario e il Calcio Italiano che Non Attira Più
Fabio Capello, figura iconica del calcio italiano e internazionale, non si è risparmiato in una recente intervista, toccando temi scottanti che spaziano dal passato glorioso della Serie A ai rimpianti personali, passando per una cruda analisi dell’attuale scenario calcistico italiano. Tra gli scudetti della Juventus “cancellati e regalati” e il ricordo del suo Milan, l’ex tecnico ha offerto spunti di riflessione pungenti e malinconici.
Il Rimpianto degli Scudetti “Revocati” alla Juventus
Il tema più sentito e ancora vivo nel cuore di Capello è indubbiamente quello degli scudetti revocati alla Juventus. “Questa non mi è ancora passata”, ha dichiarato interrompendo la domanda della giornalista, con un tono che tradiva ancora l’amarezza di quegli eventi. “I due scudetti vinti sul campo cancellati con la squadra più forte in assoluto, anzi regalati a qualcuno che è arrivato terzo. Fa ancora malissimo. A casa ho ancora le medaglie, però…”. Una ferita aperta che evidenzia il profondo legame di Capello con quei successi e la convinzione della loro legittimità sul campo.
Il Calcio Italiano: Un Tramonto Lento e Inesorabile
Capello ha poi toccato un nervo scoperto del calcio italiano: la sua difficoltà ad attrarre i grandi campioni. “Sembra il calcio negli Stati Uniti dove tutti vanno a chiudere la carriera”, ha analizzato l’ex mister. “Non si può invertire questa cosa perché non ci sono le risorse. I giocatori vanno a giocare dove c’è più ambizione e possibilità economiche”.
Una volta, l’Italia era la meta ambita da ogni fuoriclasse, un vero Eldorado per i calciatori di tutto il mondo. Oggi, il panorama è radicalmente cambiato: “La Nazionale italiana ha cinque giocatori che giocano all’estero, una volta non sarebbe mai esistita una cosa del genere. Una volta tutti volevano venire in Italia, adesso vanno a Parigi, Spagna (Barcellona e Real Madrid ndr), Inghilterra e Bayern Monaco…”. Questa emorragia di talenti all’estero rende ancora più straordinarie le imprese in Champions League da parte di squadre italiane: “Per questo quando arrivi a giocarti un trofeo come la Champions bisogna fare i complimenti all’allenatore, i competitors a livello economico sono molto più forti”, ha chiosato Capello, riconoscendo il merito di chi, con risorse inferiori, riesce comunque a competere ad alti livelli.
Il Grande Milan di Berlusconi: Visione e Carisma Unici
Tornando al passato, Capello ha riservato parole di grande ammirazione per il suo Milan e per la figura di Silvio Berlusconi. “Berlusconi aveva una visione e una capacità di coinvolgere tutti davvero unica. Un personaggio di grande carisma, quando ti parlava, ti faceva sentire parte della famiglia… Estremamente generoso, ma oltre a questo anche molto capace”. Un ritratto che sottolinea non solo le doti economiche dell’ex presidente, ma soprattutto la sua capacità umana di creare un ambiente vincente e coeso.
Acquisti Sbagliati e la Pressione delle Grandi Squadre
Capello non ha risparmiato critiche neanche alle recenti campagne acquisti di Juventus e Milan. “La Juventus ha speso molto ma non è stata fatta una campagna acquisti giusta, sbagliata. Stesso discorso che vale per il Milan, ma non hanno capito che per giocare in queste squadre c’è più pressione ed è più difficile. Vediamo se la lezione è servita perché devono difendere la loro storia”. Un monito chiaro ai club italiani: la sola spesa non garantisce il successo, occorre oculatezza e comprensione delle dinamiche psicologiche che affrontano i giocatori in club di tale prestigio.
I Rimpianti Personali: Derby e Intercontinentale
Infine, un tuffo nei rimpianti personali, sia da giocatore che da allenatore. “Da giocatore rigiocherei un derby di Torino, avevo fatto uno dei gol più belli in carriera quello del 2-2. Pensavmo di aver salvato la partita, ma l’azione dopo abbiamo subito il 3-2. Mi è rimasta un po’ in testa…”. Un ricordo vivido di una sconfitta inattesa e dolorosa. “Da allenatore rigiocherei la gara intercontinentale a Tokyo dove, con 6-7 palle gol, abbiamo poi perso 2-0”. Una partita, quest’ultima, che probabilmente Capello sente di aver dominato ma che, per sfortuna o errori, è sfuggita al controllo della sua squadra.
Le parole di Fabio Capello, dirette e senza fronzoli, offrono uno spaccato autentico del calcio che è stato e di quello che è diventato, con un occhio critico ma sempre appassionato.

 
             
         
        