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Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla manovra ha sottolineato quanto segue. “Il mantenimento di una politica di bilancio responsabile è un requisito fondamentale per il nostro Paese. In questo contesto, il significativo miglioramento conseguito nei primi tre anni di Legislatura, in termini di saldo primario, che passando dal disavanzo del 4 per cento del Pil del 2022, si è portato a un avanzo dello 0.5% del 2024, si sta rilevando essenziale per rassicurare gli operatori economici circa l’impegno del governo per mantenere in ordine i conti”.
Giorgetti e i rilievi di Bankitalia
Bankitalia, attraverso il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica Fabrizio Balassone, ha espresso riserve sul taglio dell’Irpef e, al tempo stesso, segnalato la necessità di maggiore stabilità nella tassazione delle banche. Un intervento che, per la prima volta, sembra spostare l’attenzione verso la tutela del settore finanziario. Balassone ha spiegato che «le ripercussioni degli interventi sulla posizione patrimoniale del complesso degli intermediari appaiono contenute» e che «il sistema bancario italiano è nell’insieme solido, ben patrimonializzato e oggi tra i più redditizi d’Europa». Tuttavia, ha avvertito, «sarebbe opportuno evitare il ripetersi frequente di inattese modifiche della tassazione».
Il taglio dell’aliquota Irpef
Bankitalia ha poi sostenuto che la riduzione dell’aliquota Irpef non comporterà «variazioni significative della disuguaglianza», spiegando che il beneficio maggiore andrà «ai nuclei dei due quinti più alti della distribuzione». Balassone ha aggiunto che «è improprio assegnare al bilancio pubblico il compito di recuperare il potere d’acquisto perduto dai lavoratori». L’Ufficio parlamentare di bilancio, per voce della presidente Lilia Cavallari, ha stimato che il taglio delle aliquote coinvolgerà poco più del 30% dei contribuenti circa 13 milioni e che «circa il 50% delle risorse assorbite dalla misura affluisce all’8% dei redditi più elevati». Dati che, tuttavia, vanno letti nella loro dimensione reale: il beneficio medio stimato è di 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 per gli operai, cifre tutt’altro che rivoluzionarie.
