
Foto: Sanitasambla
Un premio per la casa circondariale Giuseppe Salvia, a Napoli più noto come “carcere di Poggioreale”. E non si tratta di un premio qualunque, ma dell’Oscar Green 2025 di Coldiretti che punta a far conoscere le buone pratiche dei giovani in agricoltura. Il riconoscimento è stato assegnato per il progetto di inclusione “Osservare la Terra, dalla pratica del giardinaggio alla cura del Paesaggio.” Per il recupero di un’area verde all’interno delle mura, nella categoria “Coltiviamo insieme”.
Il progetto, portato avanti dalla cooperativa Aps Oltre il giardino, prevede l’utilizzo di tecniche agronomiche innovative come l’aeroponica grazie a un protocollo d’intesa. Sottoscritto tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la Federazione regionale Coldiretti Campania. Che punta a valorizzare l’agricoltura penitenziaria, nonché promuovere lo sviluppo di terreni agricoli all’interno degli istituti penitenziari della Campania.
Come riporta Napoli Today, da molti mesi sono in vendita nei mercati di Campagna Amica anche gli agrumi coltivati dai detenuti di Poggioreale.
Il carcere di Poggioreale: caratteristiche e storia
La struttura è composta da otto corpi centrali ‘padiglioni’ intersecati ora da un lungo corridoio di raccordo – I reparti presero, nel tempo, il nome di città italiane: Napoli, Milano, Livorno, Genova, Torino, Venezia, Avellino, Firenze, Salerno, Roma (nato come carcere femminile, Italia).
In seguito fu realizzato il padiglione ‘S. Paolo’ cioè il Centro Diagnostico Terapeutico, l’ospedale del carcere che raccoglie ora degenti provenienti anche da altre strutture penitenziarie. Nel 1983 nell’area che ospitava i capannoni adibiti alle lavorazioni dei detenuti, fu ricavata un’aula bunker per la celebrazione del processo ‘Tortora’, suddivisa successivamente in 4 aule bunker. Nel 1998 è stato realizzato un tunnel di collegamento tra l’Istituto ed il nuovo Palazzo di Giustizia.