Foto: Fnopi
Infermieri italiani: stipendi del 20% più bassi rispetto media UE. L’Italia è il fanalino di coda in Europa per le condizioni di lavoro degli infermieri: lo dicono i dati riportati nel primo Rapporto sulle Professioni Infermieristiche realizzato dalla Fnopi.
Lo stipendio medio degli infermieri italiani è di 32.400 euro lordi, contro la media Ue da 39.800 euro
Stipendi bassi, in pochi ottegono scatti e riconoscimenti professionali e anche il rapporto tra numero di infermieri e numero di abitanti è inferiore rispetto la media europea: non stupisce quindi se quasi la metà degli operatori sanitari desidera cambiare lavoro.
È la fotografia scattata dal primo Rapporto sulle Professioni Infermieristiche realizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Gli stipendi: le Regioni dove si guadagna di più (e dove meno)
Secondo quanto riportato dal Report, lo stipendio medio di un infermiere italiano è di 32.400 euro lordi l’anno, a fronte di una media europea che supera i 39.800 euro.
Si può notare- si legge nel Rapporto- come Germania, Paesi Bassi e Regno Unito primeggino sia come numero di infermieri sia come livello retributivo
, mentre l’Italia è ‘fanalino di coda’ in Europa, collocandosi tra i Paesi con la remunerazione più bassa.
Guardando entro i confini nazionali, “tra le Regioni italiane c’è una netta differenza tra nord e sud, con Trentino Alto-Adige ed Emilia-Romagna ai vertici, mentre Campania e Molise in fondo alla classifica” per la paga data agli infermieri. Un dato, quest’ultimo, che corrisponde “chiaramente a quello relativo alle posizioni dirigenziali”, che vede appena 1,66 dirigenti ogni 1.000 infermieri come media nazionale, “con le stesse due Regioni in cima alla lista”.
Infine, si legge su Nurse24, anche l’indice ‘soffitto di cristallo’ certifica un dato ormai noto: “Pur essendo quella infermieristica una professione a notevole maggioranza femminile, le posizioni di vertice vedono prevalere gli uomini soprattutto in regioni come Abruzzo e Sicilia”, conclude il Rapporto.
