Intelligenza artificiale: il confine sottile tra supporto tecnologico e perdita di autenticità nell’informazione.
Nel mondo dell’informazione, l’Intelligenza artificiale non è più un’ipotesi futuristica: è una realtà quotidiana. Ogni giorno, testate nazionali e internazionali pubblicano contenuti scritti da algoritmi, immagini sintetiche e articoli privi di autori riconoscibili. L’ascesa della tecnologia promette rapidità e efficienza, ma apre una domanda inquietante: stiamo sostituendo l’osservazione con l’automazione?
La diffusione dell’IA nelle redazioni
La normalizzazione dell’uso dell’Intelligenza artificiale è ormai evidente. Secondo recenti indagini interne ad alcune testate, oltre il 30% degli articoli di cronaca minore vengono generati automaticamente: meteo, risultati sportivi, resoconti finanziari. Nessun reporter, nessun fotografo, nessun contatto umano. Solo dati, modelli linguistici e codice.
Anche le immagini seguono lo stesso percorso. In assenza di risorse, molte redazioni optano per visual generati da AI per coprire notizie. Questo crea un nuovo dilemma: il lettore è realmente informato, o solo impressionato da qualcosa che “sembra” vero?
Giornalismo o simulazione?
Dietro queste pratiche si cela una questione cruciale: è ancora giornalismo se nessuno ha osservato i fatti? Se né il testo né la foto provengono da una persona che ha vissuto l’accaduto, investigato sul campo, parlato con testimoni?
Molti professionisti iniziano a reagire. Alcuni chiedono etichettatura obbligatoria dei contenuti generati da IA. Altri propongono un codice deontologico che distingua tra “giornalismo algoritmico” e “giornalismo umano”.
Io stessa, come autrice, mi oppongo all’utilizzo di immagini artificiali. Ogni fotografia che accompagna i miei articoli è frutto di ricerca diretta: o la scatto personalmente, o la ottengo da fonti attendibili che cito chiaramente. Perché credo che l’informazione debba riflettere il reale, non simularlo.
Il ruolo dell’autore nell’era delle macchine
L’Intelligenza artificiale può sicuramente offrire vantaggi:
- Organizza dati
- Suggerisce titoli
- Aiuta nell’impaginazione
Ma il pensiero critico, il dubbio metodico, la capacità di percepire sfumature culturali o emozionali… tutto questo non si può automatizzare.
Il giornalista non è solo un produttore di testi: è un mediatore tra realtà e lettore, un osservatore che interpreta, seleziona e restituisce.
Verso un giornalismo consapevole
Serve un patto nuovo con il pubblico. I lettori hanno diritto a sapere se ciò che stanno leggendo è frutto di un’indagine, di un’intervista, di una foto autentica — oppure dell’Intelligenza artificiale. La trasparenza è la nuova deontologia.
In conclusione, il giornalismo non potrà mai essere interamente artificiale finché esisteranno occhi che osservano, menti che riflettono e penne che raccontano. E questo è il mio impegno: scrivere per raccontare ciò che esiste, non ciò che può essere generato.

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