 
                Juventus bella ma fragile: così non si vince
Contro l’Al Ain si è vista una Juventus propositiva, capace di costruire occasioni, attaccare con qualità e mostrare sprazzi di gioco fluido. Eppure, è bastato un calo di tensione per compromettere tutto. L’inizio del secondo tempo ha segnato un momento chiave della partita: un vero e proprio blackout mentale, che ha consegnato il pallino del gioco agli avversari. Una squadra che punta in alto, che si presenta a una competizione come il Mondiale per Club e ha ambizioni da Champions, non può permettersi certi vuoti di concentrazione.
La gestione dei momenti è tutto
In partite di livello internazionale, dove spesso le differenze tecniche si assottigliano, vince chi è più lucido nei momenti cruciali. E la Juve vista oggi non è sembrata pronta. Igor Tudor ha tanto da lavorare, non tanto sulla fase offensiva quanto sulla tenuta mentale e difensiva della squadra.
Le sbavature a inizio ripresa sono il segnale di un gruppo che, ancora, non ha interiorizzato cosa significhi soffrire insieme, restare compatti, gestire il vantaggio.
Una questione di mentalità
Non si tratta di moduli o interpreti, ma di approccio e identità. La Juventus deve ritrovare quella solidità mentale che per anni è stata il suo marchio di fabbrica. In troppe partite, anche nella scorsa stagione, la squadra ha staccato la spina nei momenti peggiori. E ora, alla vigilia di impegni cruciali, questo vizio non può più essere tollerato.
Il compito di Tudor
Il tecnico croato ha dimostrato di avere le idee chiare e un’impronta ben visibile. Ma ora dovrà affrontare una sfida forse più complicata del previsto: insegnare alla squadra a difendersi con ordine, a restare lucida, a non spegnersi. Perché se attaccare è fondamentale, difendere è ciò che fa la differenza tra una buona squadra e una che vince trofei.
Conclusione
Cara Juventus, attaccare è importante. Ma saper soffrire, leggere le partite, restare concentrati nei momenti chiave è ciò che ti porterà lontano. Le belle giocate entusiasmano, ma le grandi vittorie si costruiscono con l’equilibrio. E oggi, quell’equilibrio è mancato.

 
             
         
         
        
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