Fonte immagine: persiinsala.it
E’ scomparso Enrico Lucherini, considerato unanimemente il press agent più celebre e controverso del nostro cinema. Si è spento il 28 luglio, all’età di 92 anni (quasi 93), nella sua casa ai Parioli, a Roma, circondato dall’affetto dei suoi cari. A darne notizia è stato Gianluca Pignatelli, suo allievo, socio e amico, che ha voluto condividere con l’Adnkronos l’ultimo addio per colui che – di fatto – aveva inventato il mestiere di addetto stampa.
Enrico Lucherini, il saluto di Barbara D’Urso
Enrico Lucherini aveva contribuito a definire il concetto stesso di addetto stampa. È stato in grado di trasformare un volto sconosciuto, molto più di uno, in realtà – in una star da copertina. La sua figura ha attraversato decenni di storia del cinema italiano, spesso precedendone le tendenze. Introdusse in Italia una figura professionale allora inedita, ma creò anche uno stile comunicativo così particolare da trasformarsi un neologismo: la Lucherinata. Una trovata perfettamente in linea con il suo carattere, un colpo di genio potremmo addirittura dire, ma di certo voleva essere una continua provocazione. “Ciao Enrico”, ha scritto in una delle sue Stories di Instagram Barbara D’Urso, che negli ultimi anni l’aveva ospitato nelle sue trasmissioni in tv. Con lui aveva condiviso una lunga amicizia, fatta anche di strategie professionali e di una grande stima reciproca.
La carriera
Figlio di un medico e destinato, nelle intenzioni paterne, alla carriera in ambito scientifico, Lucherini aveva inizialmente intrapreso gli studi in Medicina. Ma è stato l’amore per il teatro, e per la scena in generale, a condurlo su una strada radicalmente diversa. Dopo due anni di università, si iscrive all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico, per poi entrare nella Compagnia dei Giovani accanto a nomi come Rossella Falk e Giuseppe Patroni Griffi. Il suo vero talento, però, si rivela durante una tournée in Sudamerica. Organizzò una conferenza stampa in Sud America e capì che il suo destino non era il palcoscenico, ma il dietro le quinte della notorietà. Ha curato la promozione di quasi novecento film, da Teorema a Fantozzi, da Il Gattopardo a Morte a Venezia. Celebri alcune delle sue lucherinate, come quella che aveva visto l’arrivo di un vero ghepardo sulla Croisette per pubblicizzare il film di Visconti. Una volta scelse di convocare i fotografi – anziché i soccorsi – dopo un tamponamento in via Veneto, contribuendo a cementare il mito di quella Roma da Dolce Vita.
Anche la Biennale di Venezia ha voluto tributargli un ricordo sentito, sottolineando la sua “originale e straordinaria creatività” e il legame viscerale con il Lido, dove da una leggendaria stanza dell’Excelsior orchestrava la fortuna di decine di titoli e volti emergenti.

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