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La Commissione Europea ha formalizzato un obiettivo intermedio vincolante: ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990. L’iniziativa rafforza la tabella di marcia verso la neutralità climatica entro il 2050, già sancita dalla legge Ue sul clima del 2021.
Meccanismi di flessibilità introdotti
- Crediti di carbonio dall’estero: dal 2036 gli Stati potranno contare per il 3% del totale su compensazioni generate da riduzioni in Paesi terzi, nel quadro dell’Accordo di Parigi.
- Usi nel sistema ETS: i compensi potranno includere anche la rimozione della CO₂ tramite processi tecnologici o naturali.
- Compensazioni tra settori: chi sfora nei settori edilizia o trasporti potrà coprire il divario con i risparmi ottenuti su agricoltura o foreste.
Reazioni e critiche
Il target ha ricevuto unanimi consensi per la sua portata, ma i metodi per raggiungerlo sono stati criticati:
- Il WWF afferma che la soglia del 90% non basta per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, e giudica i crediti esteri una “scappatoia” che può minare l’efficacia dell’obiettivo.
- Il Comitato scientifico europeo (ESABCC) contesta l’efficacia delle compensazioni internazionali, definendole ininfluenti sulle emissioni reali.
Contesto politico-economico
L’introduzione delle flessibilità risponde soprattutto alle pressioni dei principali Stati membri. Modi più permissivi cercano di bilanciare l’ambizione ambientale con la competitività industriale, un tema caro a Paesi come Germania e Italia. Contestualmente, viene rafforzato il pacchetto “Fit for 55” (–55% entro il 2030) tramite incentivi per la decarbonizzazione di settori come acciaio, cemento e trasporti.
Prossimi passi
Il testo sarà presentato al Parlamento e al Consiglio Ue, con l’obiettivo di approvarlo entro settembre, in vista della COP30 di fine anno e diventare vincolante a tutti gli effetti.