
Foto: Francesco Ivone
Francesco Ivone, Coordinatore commissione della sanità privata, presso OPI Napoli, e direttore dei servizi assistenziali della Clinica Ruesch, ha rilasciato un’intervista esclusiva a GBT. Queste le sue dichiarazioni:
Diventare infermiere è sempre stata la sua prima scelta lavorativa?
“Sono nato nel mese di ottobre del 1981, e questo, a suo modo, ha influenzato profondamente i miei sogni adolescenziali. All’epoca il servizio di leva era obbligatorio, e per tutti i nati in ottobre era prevista l’assegnazione alla Marina Militare. Crescendo, mi sono quindi convinto che quello sarebbe stato il mio destino. Affascinato dall’idea del mare e della vita militare, scelsi di frequentare l’Istituto Nautico di Bagnoli con indirizzo “Capitano di lungo corso.
Subito dopo il diploma, vinsi il concorso come Volontario in ferma breve nella Marina Militare. Tuttavia, come spesso accade, i sogni si scontrano con la realtà. Una volta raggiunto l’obiettivo, mi accorsi che non era ciò che davvero desideravo. Rifiutai quindi un ulteriore concorso e conclusi il mio servizio a bordo della nave Bradano, una porta-acqua che effettuava rotte tra Messina e Lampedusa.
Era giugno del 2001. Fu allora che mio padre Antonio, infermiere, mi suggerì di partecipare al concorso per accedere al corso di laurea triennale in Infermieristica. La prova si sarebbe tenuta proprio l’11 settembre 2001, una data che tutti ricordiamo per altri motivi. Iniziai a studiare con passione e dedizione, e superai brillantemente l’esame.
Posso dire quindi che essere infermiere, non semplicemente fare l’infermiere, non è stata la mia prima scelta, ma è stato il mio destino. Fin dai primi giorni di tirocinio, ho compreso di avere il privilegio di svolgere uno dei lavori più belli del mondo: un mestiere che ti permette di tornare a casa, a fine giornata, con la consapevolezza di essere stato utile, di aver fatto la differenza per qualcuno”.
Secondo lei, cosa dovrebbe migliorare nel campo della sanità privata?
“Sono nato professionalmente nella sanità privata, e oggi, a oltre vent’anni dall’inizio della mia carriera, ho la piena convinzione che il mio futuro sia ancora lì. Credo fermamente che la sanità convenzionata, privata e assicurata sarà sempre più indispensabile per il nostro Servizio Sanitario Nazionale, e che una vera integrazione pubblico-privato sarà fondamentale per garantire la sopravvivenza di un sistema universalistico.
Mi rattrista vedere che molti colleghi considerano la sanità privata solo come un trampolino per approdare al “posto fisso” nel pubblico. Ma, al tempo stesso, mi rattrista anche la miopia di molti imprenditori sanitari, che non comprendono l’urgenza di rendere attrattiva la sanità privata, offrendo prospettive di crescita economica e professionale.
Nella maggior parte delle strutture private si assume personale neolaureato, lo si forma, lo si educa all’efficienza e all’efficacia operativa. E poi, alla prima occasione utile, lo si perde a favore del pubblico. Perché? Perché il contratto AIOP della sanità privata è fermo al 2018. A parità di responsabilità e doveri, gli infermieri del privato ricevono minori retribuzioni e tutele, come ad esempio l’assenza di permessi retribuiti per motivi di studio.
Se impediamo al nostro capitale umano di evolversi, non è miopia, siamo davvero ciechi”.
Quali responsabilità sente nell’essere direttore di una clinica molto nota a Napoli?
“Dal febbraio 2021 ho l’onore di ricoprire il ruolo di Direttore dei Servizi Assistenziali della Clinica Ruesch. La responsabilità più grande che sento è quella di tutelare la storia, l’immagine e il prestigio di un’istituzione dove, tra l’altro, è nata la prima scuola per infermieri in Italia: la Croce Azzurra.
Costruire dalle macerie è facile, ma inserirsi in una struttura già molto performante rappresenta una sfida ben più complessa lasciare il segno. Dopo quattro anni posso dire, con umiltà ma anche con fierezza, di aver contribuito allo sviluppo organizzativo e assistenziale, mantenendo viva la tradizione di eccellenza.
Essere riconosciuti come la struttura sanitaria con le migliori recensioni su Google per l’assistenza infermieristica a Napoli è motivo di grande orgoglio. Soprattutto se si considera che quelle valutazioni sono giunte da pazienti che si affidano a noi con altissime aspettative”.
Ha mai pensato di cambiare lavoro?
“Quando nel 2016 iniziai il mio percorso dirigenziale, una collega, allora Dirigente Infermieristica della Clinica Montevergine, mi disse: “Se intraprenderai questa strada, sarai sempre più solo”. Quelle parole mi tornano spesso in mente, perché nei ruoli apicali si è costantemente circondati da persone, ma la solitudine della responsabilità è reale.
Tuttavia, ho la fortuna di poter contare su due figure eccezionali: il Direttore Sanitario, dott. Mario Borrelli, e l’Amministratore Delegato e Direttore Generale, dott. Francesco Merlino. Entrambi hanno sempre saputo supportarmi, valorizzando il mio lavoro con la completa autonomia e aiutandomi a trasformare ogni errore in un’opportunità.
Grazie a loro, posso dire di non essermi mai sentito solo.
Non ho mai pensato, nemmeno per un secondo, di cambiare lavoro. Ma so che è una professione che si può fare solo se la si ama profondamente. Non si stacca mai davvero, non si ha la sensazione di aver finito il turno, perché il lavoro non finisce con l’orario.
Mi sono sentito dire tante volte: “Ma chi te lo fa fare?”. Io rispondo sempre: se ami quello che fai, non lavorerai mai un giorno nella tua vita.
Chi ama il lavoro che fa è fortunato. Io sono fortunato”.
Progetti futuri?
“Credo molto nella telemedicina e nell’intelligenza artificiale. In qualità di project manager in Clinica Ruesch, sto lavorando con determinazione per sviluppare questi servizi, convinto che possano rappresentare un valore aggiunto per i pazienti e uno strumento di semplificazione per i professionisti.
L’intelligenza artificiale, in particolare, può diventare un alleato prezioso per gli infermieri, aiutandoli a risolvere problematiche tecniche e teoriche quotidiane, in virtù della natura estremamente trasversale della nostra professione.
Invece nel mio ruolo di consigliere OPI Napoli e coordinatore della Commissione Sanità Privata, sto cercando di costruire una rete tra gli infermieri del settore privato, e di aprire un dialogo con imprenditori e rappresentanti dell’AIOP. Se la sanità privata diventasse un punto di arrivo, e non solo di passaggio, per gli infermieri, avremmo davanti a noi una straordinaria opportunità win-win:
• per gli imprenditori, che avrebbero personale formato e motivato, con un minor turnover;
• per gli infermieri, che potrebbero trovare realizzazione professionale ed economica;
• per i cittadini, che beneficerebbero di un sistema sanitario integrato, più accessibile e di qualità”.
Conclude il direttore dei servizi assistenziali della Clinica Ruesch, Ivone