
Foto di Angelo Aniello De Vita per gbt-magazine
Bruce Springsteen il 23 Settembre compirà 76 anni. Un’età non da ridere. Eppure ieri sera è salito sul palco di San Siro ed ha domato 58mila cuori in delirio per lui. Springsteen è un vero mattatore della scena, una vera e propria bestia da palcoscenico. Sembra non accorgersi degli oltre 30 gradi di un’afosa serata milanese. Lui, in camicia, cravatta e gilet dona voce, suono con la sua Fender del 1950, e soprattutto cuore ai suoi fans. Di fronte a lui almeno tre generazioni, ma, dal più piccolo al più grande, dai nonni ai nipoti, conoscono a menadito ogni successo interpretato da “The Boss”. E poi, inutile negarlo, può piacere o meno, Bruce non lesina colpi al Presidente degli Stati Uniti Trump. Il palcoscenico diventa inevitabilmente anche tribuna politica ed il democratico Springsteen sferza il tycoon e la sua amministrazione.
Bruce Springsteen, da “No Surrender” a “Born in the USA”
Bruce Springsteen saluta: “Ciao Milano, ciao San Siro. Siete pronti?”. E la scarica di adrenalina dei quasi 60mila si libera. The Boss esordisce con il brano No Surrender tratto dall’album Born in the Usa. L’artista aveva pubblicato il disco l’anno prima del suo debutto a San Siro, avvenuto il 21 giugno 1985. Quarant’anni dopo, lo stadio era ancora gremito, e sul palco c’era anche il chitarrista Little Seven, tornato a esibirsi dopo l’operazione di appendicite. “Benvenuti nel tour della terra della speranza e dei sogni”, aveva proseguito Springsteen, intento a mostrare “il potere giusto dell’arte, della musica, del rock’n’roll in tempi pericolosi”. L’ultima volta del rocker in Italia era stata due anni fa, dopo il rinvio dello scorso anno delle date milanesi per motivi di salute. Ora è tornato per la penultima tappa del tour europeo, sold out come l’ultima che replicherà giovedì 3 luglio sempre allo Stadio San Siro. Per il finale ha suonato Because the Night, Wrecking Ball, Badlands e Thunder Road, che hanno preceduto i bis di Born in the Usa, Born to Run, Bobby Jean, Dancing in the Dark, 10th Avenue Freeze-Out, Twist and Shout e Chimneys of Freedom.
L’attacco a Trump
Springsteen è dichiaratamente repubblicano e notoriamente anti-Trump. Diversi i momenti “politici” nel corso del concerto. Così The Boss: “L’America che amo, che per 250 anni è stata faro di speranza, sogni e libertà, è nelle mani di un’amministrazione corrotta, traditrice e incompetente”. Ed ha continuato: “Stasera vi chiediamo di sostenere la democrazia, di alzarvi, di far sentire la vostra voce contro l’autoritarismo e di far risuonare la libertà”. Mentre parlava sui maxischermi passavano i sottotitoli in lingua italiana , quindi ha intonato il brano Land of Hopes and Dreams. “Adesso stanno accadendo delle cose che alterano la vera natura della democrazia dei nostri Paesi e sono troppo importanti per essere ignorate”, ha proseguito, in sostegno della libertà contro “gli abusi di un Presidente non adeguato e di un governo disonesto”. Cenni anche alla politica culturale, soprattutto universitaria del tycoon. Ma tutto ciò non ha oscurato la musica. Questa la protagonista del concerto soprattutto grazie ai virtuosismi della E Street Band che verso la fine del concerto ha accompagnato l’artista in una particolare versione di “Twist and shout” de i The Isley Brothers. Non ci sarebbe bisogno di scriverlo, ma il pubblico è andato in visibilio.